Frida Kahlo - Terzo Autoritratto (1930)




Sai cos'è la nostalgia? La incontrerai spesso negli anni a venire, ovunque tu abbia deciso di nasconderti dal mondo. E sarà sempre lei a trovarti, magari nei momenti più insignificanti, nei vuoti della vita che d'un tratto diventano indelebili nella memoria, come una fotografia scattata all'improvviso, quando non te lo aspetti, che rimane a guardarti, stolida e invadente a ricordarti sempre come eri e cosa facevi nell'attimo esatto in cui ti ha colto.







mercoledì 16 luglio 2014

Mussolini di ieri e di oggi








E' impressionante notare come, sostituendo agli asterischi i nomi di questi due signori, nulla cambi...


Durante la sua carriera, ***  si macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e libero, gli avrebbe meritato, se non la morte, la vergogna, la condanna e la privazione di ogni autorità di governo (ma un popolo onesto e libero non avrebbe mai posto al governo un ***).
Tutti questi delitti di *** furono o tollerati, o addirittura favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti. 
Perché il popolo tollerò favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché *** era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti di questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel miglior dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani).

Si rendeva conto, la maggioranza del popolo italiano, che questi atti erano delitti? Quasi sempre se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosìffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo tornaconto.

***, uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo. Presso un popolo onesto e libero, *** sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l’autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po’ ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.

E' difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.

Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso. Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita. Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l’amante più valido, così *** predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così *** con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica, anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare. Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia non gli importa nulla, ma si commuove a quella mediocre e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo.

Non capisce nulla di arte ma, alla guisa di certa gente del popolo incolta, ne subisce un poco il mito e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti, i sinceri, gli intelligenti, poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando. Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s’immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare. 


Elsa Morante



Il problema non è lui...




Pensaci bene: il problema non è lui, il problema sono quei devastati mentali che lo sostengono, che lo giustificano, che lo votano.
Sono i grassi pensionati che invidiano il coscritto trombatore, sono i professionisti che vogliono continuare ad evadere, sono i bottegai che "la legge Bersani dio ce ne scampi!", è la chiesa che guarda dall'altra parte in cambio dell'esenzione dell'ICI e dei sussidi alle scuole private.
Il problema sono quegli operai che una volta scendevano in piazza e che adesso scendono al centro commerciale e si aggirano tra schermi sempre più grandi e sempre più sottili, convinti che la felicità sia un paio di occhialini per il 3D.
Il problema sono coloro che comprano telefonini sempre piu evoluti e li usano solo per chiamare casa e che non navigano perchè costa o, peggio, perchè non ne sono capaci.
Il problema sono coloro che leggono che lui sta barattando le riforme costituzionali con l'impunità sua e delle sue aziende (ormai non ha neppure più il buon gusto di nasconderlo) e non si incazzano.
Il problema sono quei giornalisti servi che dalle colonne di Libero fanno le pulci a tutti ma riportano senza battere ciglio le sue sporche manovre come fosse semplice cronaca politica.
Il problema non è lui...

domenica 13 luglio 2014

Visionari...


Questo sì che è stato un visionario, pur non producendo telefonini o IPad...

mercoledì 13 novembre 2013

E' passata una vita dall'ultimo post.
Ho finito molti degli stimoli che mi avevano spinto a creare questo blog.
Sto vivendo un'involuzione, lo capisco.
Tornare qui, però mi ha emozionato.
Magari ricomincio...

sabato 12 novembre 2011

Niente è come pare...


Stavamo viaggiando, Giulia ed io, su di un treno.
Pochi passeggeri nel vagone, a fianco di noi un ragazzo sui 25, tatuatissmo (fino alle punte delle dita), cuffie, cellulare sempre in mano, una birra sul sedile di fronte, il cappuccio della felpa calato sugli occhi.
Ho subito pensato "se mia figlia mi portasse a casa uno così..."
Poi è arrivato un rebus su cui noi ci eravamo piantati: "Permette che ci provi io?" ha esordito.
Bene. Quel ragazzo aveva due lauree, conosceva le lingue, aveva vissuto in mezzo mondo, era dotato di una cultura raffinata, di un'educazione splendida.
Il viaggio è stato rapidissimo, le ore sono volate tra chiacchiere di lingue, filosofia, società, libri e musica.
Lo abbiamo salutato a malincuore, ovviamente, e con le sue ultime parole nelle orecchie: "nulla è come sembra" siamo scesi.
Quanto è vero!
Peccato che noi, ad esempio, ce lo fossimo scordati appena saliti su quel treno...

mercoledì 18 maggio 2011



A ognuno di noi capita, prima o poi, di "dare da bere al dolore", quando la nostalgia ci prende e ci porta prepotentemente alle nostre "case in via del campo".
Lei cantava tutto ciò, con una triste dolcezza che me la fa ancora amare dopo tanto tempo.
Ricordi lontanissimi di tv in bianco e nero, con mia madre che la ascoltava e a me non piaceva...



martedì 14 dicembre 2010

14 Dicembre 2010: Berlusconi compra la fiducia.

Era il 1963, non è cambiato niente: Totò è rimasto un mito, l'Italia è rimasta una merda.


martedì 30 novembre 2010

Suicidio a Pompei

Un muro della Casa del Moralista di Pompei è crollato.
Del resto, in un Paese dove governa (?) un puttaniero, cos'altro può fare una casa chiamata del moralista se non suicidarsi?

sabato 20 novembre 2010

Ciao Adriana

Se ne è andata a 91 anni Adriana Zarri.
Teologa postconciliare, fine intellettuale, scrittrice e giornalista. Cattolica e gattolica, come amava definire il suo amore per i felini.
Era tutto questo e molto di più.
Personalmente l'avevo scoperta quale ospite di una puntata di Samarcanda. Da allora l'ho seguita nelle sue rubriche, mai banali, su vari giornali quali Il Manifesto, dove fino a poco tempo fa era ospite fissa.
E' curioso che un "aspirante ateo" come me amasse questa scrittrice, eppure io l'ho amata molto.
Leggere i suoi libri era arduo, faticoso.
Inciampavo spesso, cadevo, mi rialzavo e andavo avanti, certo che alla fine mi sarebbe rimasto molto dentro. E così succedeva, ogni volta.
Da anni si era ritirata in una cascina nei pressi di Strambino (To) dove viveva in eremitaggio comunicante, come scriveva lei stessa.
Ho avuto il privilegio, alcuni anni fa, di trascorrere in sua compagnia il tempo impiegato dal treno a percorrere la tratta Santhià-Torino: andavamo entrambi al Salone del Libro dove lei era ospite del settimanale Avvenimenti.
Un'ultima cosa: su You Tube c'è di tutto, veramente di tutto. Adriana non c'è, non esiste un filmato su di lei.
Se qualcuno possedesse una registrazione sarebbe importante la caricasse.

Con profondo affetto riporto la sua l'epigrafe, scritta da lei stessa:

 Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.

Anche questo era Adriana Zarri.

lunedì 8 novembre 2010

Cosa succede??

Certo che passare una vita a sinistra (anche la più estrema) per poi trovarsi a trepidare e (udite udite!) anche a commuoversi per le parole di Gianfranco Fini a Bastia Umbra è una cosa che fa pensare.
Evidentemente sedici anni di egemonia dell'asino di Arcore mi hanno trasformato davvero dentro.
Dopo tutto questo tempo passato a sentire sciocchezze che non avrei mai pensato di dover ascoltare da un capo di governo, assaporare le parole semplici, concrete e sensate di Fini mi ha scaldato il cuore.
Lo so che è un ex fascista, lo so che ha sostenuto Berlusconi per anni, lo so, lo so, lo so. Però...
La verità è che nel buio più totale anche la luce di un fiammifero può apparire abbagliante come quella del sole.
Sarò stato abbagliato? Vedremo.
Per adesso mi godo il momento, senza pensare ad altro.

mercoledì 3 novembre 2010

Quanto tempo...

Quanto tempo è passato dall'ultimo post!
Non sono stati mesi granchè belli, in effetti, tolta una breve e serena settimana di vacanza con le mie donne (moglie e figlia intendo...) e poco altro.
Vorrei cercare di ritrovare la voglia che mi ha spinto a creare questo blog ma non è facile. La stanchezza è grande.
Cercherò, vedremo.
Mi affascina comunque sempre l'idea di una bottiglia con un messaggio lanciata nel mare del web.
Poche possibilità che qualcuno legga il messaggio, ma grande emozione nel gesto del lancio.

lunedì 16 agosto 2010

Maleducazione

Che maleducazione! Mettersi a giocare a calcio durante un concerto di vuvuzelas...


venerdì 25 giugno 2010

Carattere

"So di avere, giustamente, tanti nemici: a causa del mio carattere scorbutico e degli attegiamenti spesso intransigenti. A causa di questi difetti però ho anche qualche amico, e mi basta." (Giuseppe Berto)

sabato 5 giugno 2010

Come cambia il mondo in tempo reale
















Quante volte ci siamo chiesti quanti bambini nascono o quante persone muoiono in questo momento?
 C'è un sito che ci dice proprio questo: http://www.breathingearth.net/
Guardatelo con attenzione, è molto interessante, soprattutto per quanto ci dice sulle emissioni di Co2 in atmosfera...

venerdì 4 giugno 2010

Buika!!!!!!!!



Ho scoperto Concha Buika nel più casuale dei modi.
In un video di Chavela Vargas ad un tratto, mentre lei canta, alle sue spalle appaiono Miguel Bosè e una cantante nera che si uniscono a lei nel ritornello.
E' un momento molto bello ed emozionante.
Mi incuriosiva conoscere il nome di quella cantante (tra l'altro molto bella) e, visto che non era citata nel commento al video, ho cercato su Google Immagini tramite alcune parole chiave di trovare una sua fotografia.
Scorrendo le immagini mi è parso di riconoscerla in una, ma in realtà quella bella nera era Concha, cantante afro spagnola di cui non conoscevo neppure l'esistenza.
E' stato amore a prima vista, o meglio, a primo ascolto.
Ho sentito casualmente La falsa moneda e l'ho trovata splendida.
Tra l'altro nel suo repertorio ci sono molte delle canzoni ranchere di Chavela Vargas e quindi il connubio per me è delizioso.
Di origini africane ma nata e vissuta in Spagna, Concha Buika ha uno stile incredibilmente personale in cui si contamninano jazz, flamenco, melodie europee e ritmi africani, il tutto eseguito con una voce assolutamente fuori dal comune.
Ogni pezzo, grazie alla straordinaria abilità interpretativa, diventa il suo pezzo.
In questo video Concha interpreta un classico della canzone argentina, quel Volver di Carlos Gardel di cui parlo a proposito del film di Almodovar in un altro post.
Ospitarla sul mio blog è un onore, ascoltarla è un'esperienza che lascia tramortiti.
Credetemi, dopo averla sentita NIENTE NELLA MUSICA SARA' PIU' COME PRIMA!

Leggi due recensioni  tratte da Outune.net del suo concerto tenuto a Roma il 25 maggio 2009.

Concha Buika... di persone come lei si è perso lo stampo.

E’ una forza della natura. Donna geyser, piantata in mezzo allo scenario fa sorgere dalle viscere della Terra un getto di voce calda che ci penetra fino alle ossa e ci prende il cuore. Quasi due ore di concerto, e non ce ne siamo accorti. Concha Buika scherza, fotografa i musicisti che l’accompagnano, fa di ogni pezzo un piccolo spettacolo in cui si arrabbia, ride, balla, improvvisa, crea, crea l’istante, dea con il viso di una maschera africana. Lei sceglie vecchie canzoni del flamenco, coplas spagnole, rancheras messicane, melodie africane, e le trasforma legando il tutto con l’improvvisazione jazz. Non fa fusion, buikizza, che non è la stessa cosa. Il mondo non è più lo stesso dopo il suo passaggio, una forza della natura, appunto. Come fa ad attingere da tante sorgenti per poi diventare sorgente lei? Forse perché Buika le regole non le segue, le fa, e scrive (o riscrive) pezzi che parlano dell’amore, dell’abbandono, della rabbia, della libertá con una sincerità che fa venire i brividi. Libera e grande, artista di enorme talento e professionalità ma anche accessibile e generosa, Concha Buika trasmette voglia di vivere e di fare musica, di essere liberi, come lei.

A proposito di Concha

La prima cosa che osservo, di Concha, è la sua puntualità. E questa è già una bella sorpresa rispetto ad altre 'divine' che ci hanno tenuto anche 90 minuti a bagnomaria, in dolce attesa.
Inizia accompagnata dal piano con la sua 'Niña de Fuego' e subito dopo, ci incanta con un 'Volver' che avrebbe tolto il respiro anche a Gardel.
La voce di Concha Buika sa di Africa, di flamenco, ma è soprattutto la voce delle donne deluse dall'amore, delle donne tradite, umiliate. Eppure lei sceglie di non discendere mai la china solitaria della malinconia, dell'autocommiserazione, dell'amante sola che si piange addosso.
Anzi: c'è rabbia, c'è voglia di riscatto, c'è una sferzata di pura energia, la sua è una corsa dove lei ci trascina, tra citazioni, parafrasi, giochi di parole, autorionie, doppi sensi, preghiere "che quelli che ci hanno abbandonato che se ne restino ben lontani, che quelli che ci amano che si facciano più vicini".
La parola si incastona nella gestualità, ogni parola ha il suo gesto. Ed il corpo accentua la distanza o la presenza, la tristezza o la gioia. La voce è incontenibile, eppure il controllo delle dinamiche è assoluto e mai si deborda nella banalità o nella macchietta.
E la band si muove in perfetta sincronia con la sua leader: gli assolo di tromba, il ritmo gitano del cajon, le congas, il basso, tutti accompagnano queste onde di voce che scivolano dal bolero al son, dal lirismo del flamenco alla ritmica pulsazione del funky.
Ho la sensazione che potremmo ascoltare qualsiasi cosa, ma ciascuna nota, ciascun parola sarebbe comunque filtrata da questa testolina pensante, con cuore e personalità da vendere.
Un'ora e cinquanta minuti scorrono senza nessun calo di tensione. Anche quando è un testo di Rocio Jurado ("si è rotto, l'amore, ma si sa che le cose africane durano poco") che scorre, esso è del tutto stravolto, rimasticato e rimesso in discussione.
Canzoni concepite, a suo tempo, per raccontare donne abbandonate subiscono uno scambio di sesso: ora è l'uomo che implora il ritorno a casa, il piatto caldo di minestra, il pigiama a righe...
Potremmo andare avanti ancora ma anche lei, alla fine, è stanca. Ci congeda con un ultimo brano, solo voce e cajon e le mani, le sue mani che si dirigono, che si sfiorano creando un ritmo accarezzato e sensuale.
Ce ne andiamo via conquistati, sperando di ritrovarla presto.

domenica 23 maggio 2010

Chavela Vargas



Oggi vi voglio parlare di Chavela Vargas.
Chi sarà mai costei?
Costei è una cantante nata in Costarica nel 1919, ha quindi 91 anni.
Definirla soltanto una cantante è un errore pazzesco. Essa, infatti, è il Messico.
Si, perchè, pur non essendo nata in Messico. è tutto quello che serve per rappresentarlo.
La storia di quel paese vive nelle canzoni e nell'esistenza di Chavela.
E il Messico la adora.
Come un talebano di cantautori italiani possa impazzire per una cantante ranchera messicana non me lo so spiegare neppure io, vi posso solo dire che la voce di questa donna mi provoca sensazioni incredibili e mi ha fatto amare la lingua spagnola, fino ad ora per me sconosciuta.
È una leggenda della musica ranchera messicana, canzoni romantiche che raccontano di donne, storie romantiche e cuori infranti.
Memorabili i suoi concerti nei quali si esibiva con i tipici costumi messicani ed il suo inseparabile poncho rosso.
Canta da settant'anni, è stata amica e amante di Frida Kahlo, negli anni sessanta girava con una pistola al fianco, vestita da uomo e con un sigaro in bocca.
Negli anni ottanta si è ritirata dalle scene a causa dell'alcoolismo, negli anni novanta è tornata grazie a registi del calibro di Werner Hertzog e Pedro Almodovar.
Salma Hayek l'ha fortemente voluta nel suo film-biografia su Frida Kahlo, affermando che solo lei poteva cantare la Llorona.
Alla veneranda età di ottantuno anni ha fatto outing, dichiarando la sua passione per le donne.
Canta alla sua maniera, stonando, gridando, sussurrando. Il risultato è una voce che ti entra nel cuore poco a poco e non ne esce più!
Ascoltando le sue canzoni pare che anche i musicisti, in omaggio alla sua grandezza, la accompagnino con un'attenzione spasmodica, coccolando la sua voce, esaltando al massimo le emozioni che lei suscita.
E' veramente una grandissima donna, che, in fatto di dignità, ha insegnato moltissimo  alle donne.
La musica ranchera è un genere popolare della musica messicana che riflette i tempi del valzer, della polka e del bolero, che si sviluppò nel periodo postrivoluzionario del 1910 e divenne un'icona del paese.
Per quanto riguarda i testi, predominarono all'inizio le storie popolari relative alla rivoluzione messicana, la vita contadina, i cavalli, la famiglia, i bar e le cantine e le tragedie amorose, per focalizzarsi maggiormente in seguito su storie d'amore.
Questa è una registrazione di molti anni fa, quando la voce era perfetta. Col passare degli anni la voce si è arrochita, è diventata più stanca e stonata, ma io la trovo ancora più bella.
Questo è il primo video che ho pubblicato su YouTube.
Cercate le canzoni di Chavela Vargas sulla rete, ascoltate le sue interviste, leggete la sua vita: ne resterete affascinati!

martedì 18 maggio 2010

Una squadra, una città!


 Domenica 16 maggio Angelico Pallacanestro Biella ha conquistato il diritto a disputare per il decimo anno consecutivo il campionato di serie A1.
Lo ha ottenuto vincendo l'ultima partita di campionato all'ultimo secondo e grazie ad un tiro sbagliato degli avversari.
Era uno spareggio: chi vinceva restava in serie A, chi perdeva retrocedeva. L'avversario era la CARIFE Ferrara.
Sono state due ore incredibili, con emozioni fortissime.
Dopo una partenza a razzo dei nostri (55 a 35 a metà incontro) Ferrara ha progressivamente recuperato fino ad arrivare a -3 a 13 secondi dalla fine. Tredici secondi, si sa, nel basket sono infiniti ed infinita è stata l'emozione.
Non ci scorderemo facilmente questa giornata, l'ultima di un campionato pieno di delusioni e amarezze.
Nonostante questo, guardate quanto la città ama questa squadra.
Il video www.youtube.com/watch?v=abT2h6GOLzQ  riprende l'ingresso in campo delle squadre.
Eravamo in quattromiladuecento (più cinquecento ferraresi) ad abbracciare i giocatori di Biella con una coreografia da brividi.

Leggi qui di seguito il commento alla partita apparso su Basketground.it (ne vale la pena!!!)


sabato 8 maggio 2010

Flaiano - Aforismi



Decise di cambiar vita, di approfittare delle ore del mattino. Si levò alle sei, fece la doccia, si rase, si vestì, gustò la colazione, fumò un paio di sigarette, si mise al tavolo di lavoro e si svegliò a mezzogiorno.

Come tutte le mattine si alzò, si guardò allo specchio e si vide bruttissima: ci mise un'ora a farsi brutta.

Fra 30 anni l'Italia non sarà come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la tv. (questo è profetico...)

Oggi il cretino è pieno di idee.

Giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

L'Italia è un paese dove sono accampati gli italiani.

Cercava la verità nella fica e tutto quello che otteneva era di addormentarcisi sopra – dopo.

L’italiano è una lingua parlata dai doppiatori.

Ha una tale sfiducia nel futuro che fa i suoi progetti per il passato.

L’oppio è ormai la religione dei popoli.

La donna ideale è signora in salotto, cuoca in cucina e puttana a letto. Spesso, purtroppo, la donna italiana è puttana in salotto, signora in cucina e cuoca a letto. (questo è strepitoso!)

venerdì 7 maggio 2010

Javier Marias su Berlusconi


In questi giorni sto tentando, con grande difficoltà, di rileggere il libro di Javier Marias “Domani nella battaglia pensa a me”
Questa è una delle letture più pesanti e sofferte che mi siano capitate.
Sono conscio dell’importanza e della validità del racconto e, quindi, cerco di andare avanti stringendo i denti ma è difficile.
Questo è, probabilmente, un libro che o si ama o si detesta. Io, con grande fatica, cerco di non farmi trascinare nella seconda categoria.
La narrazione è infarcita di dettagli, flash back, introspezioni che rischiano di ammazzarti.
L’idea è fondamentalmente buona, la donna amante di una sera che ti muore tra le braccia e tu che vieni rapito nella sua vita precedente ed in quella seguente della sua famiglia in modo morboso e totalizzante.
La domanda “e io cosa avrei fatto?” ti perseguita continuamente.
Una buona idea di base, senz’altro, ma che sviluppo!
Il concetto “tutto quello che accade non accade davvero se non è conosciuto e raccontato” è affascinante ma i periodi eterni senza interpunzioni sono mortali.
Eppure...
Eppure uno scrittore così pesante, che inciampa così spesso nella narrazione, quando si esprime sul nostro Silvio Berlusconi è capace di un’analisi spietata, lucida, sintetica come nessuno.
Leggete cosa ha dichiarato nel 2002 e ditemi se non lo si ama a prima vista:

mercoledì 28 aprile 2010

Poveri Partigiani...



Poveri partigiani portati in processione
nei telegiornali, alla televisione
sopravvissuti un tempo alle fosse comuni
ma seppelliti in questo tempo dall’informazione.

Sfilano il 25 aprile, con le medaglie appese alle bandiere
accanto alle mogli dei sottosegretari appena uscite dal parrucchiere
dicono sottovoce: “viva la Costituzione
ma adesso è tardi mi chiude la posta...
devo prendere la pensione…"

Poveri deportati che mostrano la matricola alle telecamere
tra una pubblicità e l’altra il tetro tatuaggio
“questo sterminio vi è gentilmente offerto da una bibita gassata e da un famoso formaggio”

Poveri nomi e cognomi dei caduti di tutte le guerre
che stanno sempre sulla bocca degli onorevoli politici
con tutti quei morti in bocca c'avranno sicuramente un alito pesante
la loro lingua è un camposanto... dove resuscitano ogni tanto…

Poveri morti di Nassirya che forse ci credevano davvero
chi muore muore con onore... chi sopravvive vive nel dolore
Povero Nicola Calipari che gli hanno pure intitolato un’isola pedonale
sarà contenta la moglie che ha sposato
una zona a traffico limitato?

Poveri parenti degli eroi
che almeno per un giorno
sono stati eroi anche loro, nei funerali in mondovisione
ma appena il giorno dopo, erano morti anche loro…
erano morti… che ricordavano altri morti.

Ma voi:
Ricordate i morti ma ricordateli vivi
Ricordate i morti ma ricordateli vivi.


Ascanio Celestini

(Nella foto, al centro del gruppo: Sandro Pertini, in piazza Duomo a Milano, 25 aprile 1945)

venerdì 23 aprile 2010

Io provengo da qui...

Eccole qui, le mie radici: la famiglia di mia madre, la bimba più grande.
Mi piacciono lo sguardo diretto di lei e quello placido e sicuro di suo padre ma, in particolare, mi attira e mi incuriosisce quello della mamma.
Nel momento dello scatto la mia bellissima nonna guarda da un'altra parte.
Il suo interesse è, per un attimo, catturato da qualche cosa che sta al di fuori dall'evento.
E' come volesse sottrarsi al contesto, come era tipico di questa donna formidabile, ipersensibile, inquieta, molto diversa dal mondo che la circondava.
Rivedo in lei gli occhi di mia figlia...

giovedì 22 aprile 2010

Bellissimo corto!


Ho incontrato per caso questo cortometraggio vagando sul web.
Fa parte di un progetto cinematografico di Intesa San Paolo (PerFiducia) volto a favorire l'emergere di giovani registi italiani. Il trio Olmi, Salvadores e Sorrentino ha tutorato tre giovani registi emergenti. In questo caso il regista si chiama Alessandro Celli ed il titolo è La Pagella.
Siamo di fronte, secondo me, un vero e proprio gioiello.
Amo in particolare Marco Giallini, il padre, visto in tante fiction Rai.
Il film è stato girato realmente a Rebibbia, sezione femminile.
Parla di un bambino che va a raccontare la sua pagella al padre in carcere.
Seguite con attenzione ogni battuta poichè il finale è veramente sorprendente!

mercoledì 21 aprile 2010

Ipazia di Alessandria, martire del fanatismo cristiano

E’ in uscita in questi giorni il film sulla vita di Ipazia di Alessandria.
La regia è di Alejandro Amenabar, il grandissimo di Mare Dentro, quindi c’è la garanzia di una certa serietà di intenti.
Il fatto che sia un kolossal da cinquanta milioni di euro preoccupa un poco sulla fedeltà al tema e sulla riuscita dell’intento di rappresentare al meglio questa formidabile figura.
La vita (e la morte) di questa donna meritano rispetto e sensibilità.
Sono stato da sempre affascinato da Ipazia, quindi vorrei raccontare la sua vicenda per chi non la conosce.
Ipazia di Alessandria, matematica, astronoma, filosofa, divulgatrice di cultura, insegnante, martire leggendaria, riveste una grande importanza nella storia della scienza.
Si tratta, infatti, della prima donna matematica della storia che abbia lasciato tangibili segni dei propri studi in un campo completamente dominato dagli uomini ancora oggi.
Dovremo arrivare addirittura a madame Curie per trovare una donna di questo spessore.
Possiamo dunque dire che Ipazia sia stata, per quindici secoli, l’unica scienziata della storia.
Figlia di un matematico e astronomo, seguì le orme del padre nello studio delle scienze esatte (geometria e astronomia).
Si recò ad Atene e a Roma per i suoi studi e qui si mise in luce per le sue doti intellettuali e per la sua bellezza.
Di ritorno ad Alessandria insegnò matematica, meccanica, astronomia e filosofia. La sua casa diventò un centro intellettuale.
La sua opera più significativa è costituita dai tredici volumi di commento all’ Aritmetica di Diofanto, considerato il padre dell’algebra.

martedì 20 aprile 2010

Come abbiamo fatto?



Scrivere post è un po' come iniziare una dieta o iscriversi in palestra, si rimanda sempre al giorno dopo.
Le notizie sono quelle che sono, le idee anche, il morale pure...
Poi, una sera, vagando su YouTube ti imbatti in un video come questo, datato 1964, trasmesso dalla televisione di Stato, magari in prima serata, sull'unico canale allora disponibile e ti chiedi: "ma come abbiamo fatto a finire così?"
La Rai di allora, puritana e bacchettona fin che si vuole, era però diretta da persone che avevano rispetto per la democrazia e la passione politica, al contrario delle mezze tacche, supponenti e incapaci, che oggi deturpano le nostre serate...

venerdì 16 aprile 2010

Arcivescovo Oscar Romero




Ricorre quast'anno il trentennale dell'assassinio dell'arcivescovo di San Salvador Oscar Romero.
Nato da una famiglia di umili condizioni, studiò a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1942, fu dapprima fedele alla Chiesa più conservatrice. Questo gli fece guadagnare la stima dell'oligarchia del suo Paese, e nel contempo gli alienò le simpatie dei settori più progressisti del clero, in particolare i gesuiti che reggevano l'Università Centroamericana di San Salvador.
Il 15 ottobre 1974 viene nominato vescovo di Santiago de María, nello stesso Stato di El Salvador, uno dei territori più poveri della nazione. Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera soggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali, provocano in lui una profonda conversione, nelle convinzioni teologiche e nelle scelte pastorali.

giovedì 15 aprile 2010

Volver (tornare)


“Volver… con la frente marchita, 
Las nieves del tiempo platearon mi sien…
Sentir… que es un soplo la vida,
 Que veinte anos no es nada,
 Que febril la mirada, errante en las sombras,
 Te busca y te nombra.
 Vivir… con el alma aferrada
 A un dulce recuerdo
 Que lloro otra vez…”
(Ritornare…con la fronte appassita,
 le nevi del tempo che argentarono la mia tempia…
Sentire…che è un attimo la vita,
 che 20 anni non sono niente, 
che febbrile lo sguardo, errante nelle ombre,
 ti cerca e ti nomina
 Vivere…con l’anima aggrappata
a un dolce ricordo
che piango un’altra volta…)

Penso che Volver sia uno dei film più intensi che ho visto e che, in particolare, questa canzone ti si aggrappi al cuore e non lo molli più.
Il film è stato il mio incontro con Almodovar, che ha poi originato la mia passione per i suoi lavori precedenti.
E' questo un regista irritante, rutilante, provocatore, barocco al limite del trash.
I dialoghi nei suoi film sono aspri, veloci, irreali. Non disdegna l'assurdo, il soprannaturale.
Certi eccessi sono consentiti soltanto a lui.
Però ti resta dentro, non lo guardi mai con indifferenza. Lo puoi amare o detestare ma ti lascia sempre qualcosa.
Penelope Cruz, la sua musa, poi, ha un fascino incredibile...
La canzone che esegue in questo video si chiama come il film ed è stata scritta nel 1934 dal grande compositore sudamericano Carlos Gardel, un'autentica icona tra gli amanti del tango e non solo.

Carlos Gardel – El morocho del Abasto – è uno dei grandi Miti dell’Argentina: gli altri sono Evita, El Pibe, El Che.
Volver – che significa ritornare, ma anche ricordare, rincasare, ecc. – è un tango che Gardel scrisse nel 1934, un anno prima di morire in Colombia causa un assurdo incidente aereo; era nato nel 1887, o forse nel ’90 in Francia, o forse in Uruguay: in fondo, per la costruzione di un mito, concorrono anche le origini incerte. Certo Gardel era un vero porteño del quartiere di Abasto, Buenos Aires.
In realtà qui canta Estrella Morente, splendida voce nel panorama del flamenco mondiale. Il brano, infatti, è  adattato allo stile del flamenco, a differenza dell'esecuzione di Gardel.
Penelope Cruz si limita a doppiarla, ma l'effetto che ne nasce è delizioso.

E, per chi fosse appassionato, ecco la versione originale del grande Gardel:

mercoledì 14 aprile 2010

Una Kate Winslet straordinaria...


Michael è un ragazzo che, nella Berlino del dopoguerra, viene soccorso da una avvenente donna sulla trentina. Quando, guarito da una grave malattia, si reca da lei per ringraziarla viene a sua volta gratificato dal desiderio sessuale che la donna prova nei suoi confronti. Da quel momento continueranno a incontrarsi ma, insieme ai frequenti rapporti sessuali, si dedicheranno alla lettura dei classici. Infatti Hanna ama moltissimo le letture di Michael. Il quale, ormai adulto e divenuto avvocato, sta tornando col pensiero a quella misteriosa donna della quale, del tutto casualmente, aveva negli anni successivi scoperto il drammatico passato.
Un film intensissimo con un'attrice che amo molto. Lo consiglio a tutti.

lunedì 12 aprile 2010

Missione nel bosco



E' successo in un attimo: durante la camminata nel bosco abbiamo visto quell'acqua che usciva dal terreno e, scrosciando da un muretto, si stava mangiando un pezzo di mulattiera.
Avere amici come Andrea e Maria è bello anche per questo: senza nemmeno parlarci ci siamo trovati in mezzo al fango a cercare di deviare quell'acqua.
Non avevamo niente con noi, quindi i nostri attrezzi sono diventati i bastoni, le pietre e le nostre mani.
Abbiamo lavorato quasi un'ora ma, alla fine, l'acqua era deviata e la mulattiera salva.
Allora, pieni di fango ma soddisfatti, abbiamo ripreso la passeggiata.
Era il pomeriggio del 5 aprile, Pasquetta...

Staino for president!


venerdì 9 aprile 2010

Don't think twice, It's all right

In questi giorni difficili questa canzone è stata la mia colonna sonora.
Quando sei in difficoltà ti rivolgi agli amici e, per me, Bob è un vecchio amico.
Nelle ultime settimane l'ho ascoltata migliaia di volte, in tutte le versioni possibili. Questa è decisamente quella che preferisco.
Ci sono su YouTube problemi di diritti visivi della Sony per cui ogni tanto questo video è bloccato. Se succedesse cercate qualche altra versione in rete ma ascoltatela: secondo me è la miglior canzone di Bob Dylan.
E' un pezzo del 1963 compreso nel Lp The Freewheelin' Bob Dylan (lo stesso che comprendeva la famosissima Blowin' in the wind).
Parla di un uomo che lascia la sua donna perchè lei non lo ama più...
O meglio, lo ama male. In alcuni passi mi sono riconosciuto ma sono comunque la voce di Bob e la sua musica ad avermi aiutato.
E' incredibile quanto una canzone possa entrarti dentro e sorreggerti.
Finisce con queste parole: "Non voglio dire che tu mi abbia trattato male.
Certo potevi far meglio ma non fa niente
, hai soltanto sprecato il mio tempo prezioso.
Non pensarci, perchè va bene così"



Il video è di nuovo bloccato, e così quasi tutte le versioni di Bob Dylan.
Ho caricato queste due, che non sono certo le migliori, ma volevo comunque renderle disponibili. Una è del 1965, un Bob quindi giovanissimo. L'altra è del 1999 con Bob che, con una voce praticamente devastata, suona in compagnia di Eric Clapton. (Luglio 2014)

Il dono dell'aquila


Un anno e mezzo fa se ne andava in mio amico Renato.
Un cancro lo ha vinto dopo cinque anni di schermaglie.
Dico schermaglie perchè lui ha sempre disprezzato, a volte ignorato, questa malattia, pur sapendo che non le sarebbe sopravvissuto.
Renato era la persona più intelligente, profonda, sensibile, capace e complessa che io abbia mai conosciuto.
Aveva una cultura sterminata, una sensibilità musicale sopraffina, una mente lucidissima. Nel contempo, però, possedeva un'abilità manuale incredibile. Ogni lavoro al quale si dedicava riusciva alla perfezione, come fosse stato fatto da un professionista. Se un progetto si formava in quella mente pazzesca, questo era già realtà.
Lui spesso mi diceva: "Non so come, ma le mie mani lavorano da sole..."
Dipingeva meravigliosamente, suonava il pianoforte, componeva poesie.

martedì 6 aprile 2010

Queste erano le luci della mia Pasqua


La mia casa nei boschi riesce, talvolta, a regalarmi delle sensazioni incredibili offrendomi, ad esempio, questi contrasti di luce.
Il verde intensissimo dei prati, i fiori bianchi sugli alberi, le forsizie... Il tutto sferzato da un sole radente, quasi beffardo.

Guarda l'unico video originale esistente di Frida Kahlo

Vengono i brividi a vedere questo video: è lei, è davvero lei...