Frida Kahlo - Terzo Autoritratto (1930)




Sai cos'è la nostalgia? La incontrerai spesso negli anni a venire, ovunque tu abbia deciso di nasconderti dal mondo. E sarà sempre lei a trovarti, magari nei momenti più insignificanti, nei vuoti della vita che d'un tratto diventano indelebili nella memoria, come una fotografia scattata all'improvviso, quando non te lo aspetti, che rimane a guardarti, stolida e invadente a ricordarti sempre come eri e cosa facevi nell'attimo esatto in cui ti ha colto.







venerdì 16 aprile 2010

Arcivescovo Oscar Romero




Ricorre quast'anno il trentennale dell'assassinio dell'arcivescovo di San Salvador Oscar Romero.
Nato da una famiglia di umili condizioni, studiò a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1942, fu dapprima fedele alla Chiesa più conservatrice. Questo gli fece guadagnare la stima dell'oligarchia del suo Paese, e nel contempo gli alienò le simpatie dei settori più progressisti del clero, in particolare i gesuiti che reggevano l'Università Centroamericana di San Salvador.
Il 15 ottobre 1974 viene nominato vescovo di Santiago de María, nello stesso Stato di El Salvador, uno dei territori più poveri della nazione. Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera soggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali, provocano in lui una profonda conversione, nelle convinzioni teologiche e nelle scelte pastorali.

I fatti di sangue, sempre più frequenti, che colpiscono persone e collaboratori a lui cari, lo spingono alla denuncia delle situazioni di violenza che riempiono il Paese.
La nomina ad arcivescovo di San Salvador, il 3 febbraio 1977, lo trova pienamente schierato dalla parte dei poveri, e in aperto contrasto con le stesse famiglie che lo sostenevano e che auspicavano in lui un difensore dello status quo politico ed economico (rifiuterà, ad esempio, l'offerta della costruzione di un palazzo vescovile, scegliendo una piccola stanza nella sagrestia della cappella dell'Ospedale della Divina Provvidenza, dove erano ricoverati i malati terminali di cancro).
L'episodio della morte di p. Rutilio Grande, gesuita e suo collaboratore, assassinato appena un mese dopo il suo ingresso in diocesi, diventa l'evento che apre pienamente la sua azione di denuncia profetica, che porterà la chiesa salvadoregna a pagare un pesante tributo di sangue.
L'esercito, guidato dal partito allora al potere, arriva anche a profanare ed occupare le chiese, come ad Aguilares, dove vengono sterminati più di 200 fedeli lì presenti.
Le sue catechesi, le sue omelie, trasmesse dalla radio diocesana, vengono ascoltate anche all'estero, facendo conoscere a moltissimi la situazione di degrado che la guerra civile stava compiendo nel Paese.
La sua popolarità crescente, in El Salvador e in tutta l'America latina, e la vicinanza del suo popolo, contrastano con l'opposizione di parte dell'episcopato, e soprattutto con la diffidenza della Santa Sede.
Infatti Romero, per le sue posizioni apparentemente vicine alla teologia della liberazione, ebbe sempre un cattivo rapporto con la curia romana, tanto che non riuscì ad ottenere l'appoggio del nuovo papa Giovanni Paolo II. Il Papa ha sempre tenuto conto delle sue notevoli capacità pastorali e della sua fedeltà al Vangelo, ma la paura di una teologia vicina al marxismo, teologia che apparteneva a dei preti più radicali ma non al vescovo Romero e a tanti altri teologi della liberazione, lo farà procedere molto cauto e metterà ostacoli tra l'America Latina e la Santa Sede.
Il 2 febbraio 1980, a Lovanio, in Belgio, riceve la laurea honoris causa per il suo impegno in favore della liberazione dei poveri.
Il 24 marzo 1980, mentre sta celebrando la Messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, viene ucciso da un sicario. Nell'omelia aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L'assassino sparò un solo colpo, che recise la vena giugulare mentre Romero elevava l'ostia della comunione.
Da quel giorno la gente lo chiama, lo prega, lo invoca come San Romero d’America. Sì, la profezia di Romero, il vescovo fatto popolo, si è realizzata: Se mi uccideranno – aveva detto – risorgerò nel popolo salvadoregno.

Voglio ricordare qui una sua frase, per me essenziale per capire il mondo in cui viviamo:
"Se denuncio la povertà mi chiamano santo, se cerco di combatterla mi chiamano comunista..."

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