Frida Kahlo - Terzo Autoritratto (1930)




Sai cos'è la nostalgia? La incontrerai spesso negli anni a venire, ovunque tu abbia deciso di nasconderti dal mondo. E sarà sempre lei a trovarti, magari nei momenti più insignificanti, nei vuoti della vita che d'un tratto diventano indelebili nella memoria, come una fotografia scattata all'improvviso, quando non te lo aspetti, che rimane a guardarti, stolida e invadente a ricordarti sempre come eri e cosa facevi nell'attimo esatto in cui ti ha colto.







mercoledì 21 aprile 2010

Ipazia di Alessandria, martire del fanatismo cristiano

E’ in uscita in questi giorni il film sulla vita di Ipazia di Alessandria.
La regia è di Alejandro Amenabar, il grandissimo di Mare Dentro, quindi c’è la garanzia di una certa serietà di intenti.
Il fatto che sia un kolossal da cinquanta milioni di euro preoccupa un poco sulla fedeltà al tema e sulla riuscita dell’intento di rappresentare al meglio questa formidabile figura.
La vita (e la morte) di questa donna meritano rispetto e sensibilità.
Sono stato da sempre affascinato da Ipazia, quindi vorrei raccontare la sua vicenda per chi non la conosce.
Ipazia di Alessandria, matematica, astronoma, filosofa, divulgatrice di cultura, insegnante, martire leggendaria, riveste una grande importanza nella storia della scienza.
Si tratta, infatti, della prima donna matematica della storia che abbia lasciato tangibili segni dei propri studi in un campo completamente dominato dagli uomini ancora oggi.
Dovremo arrivare addirittura a madame Curie per trovare una donna di questo spessore.
Possiamo dunque dire che Ipazia sia stata, per quindici secoli, l’unica scienziata della storia.
Figlia di un matematico e astronomo, seguì le orme del padre nello studio delle scienze esatte (geometria e astronomia).
Si recò ad Atene e a Roma per i suoi studi e qui si mise in luce per le sue doti intellettuali e per la sua bellezza.
Di ritorno ad Alessandria insegnò matematica, meccanica, astronomia e filosofia. La sua casa diventò un centro intellettuale.
La sua opera più significativa è costituita dai tredici volumi di commento all’ Aritmetica di Diofanto, considerato il padre dell’algebra.

Commentò anche in otto volumi l’opera di Apollonio di Perga, noto studioso delle orbite dei pianeti. Pubblicò anche trattati su Euclide e Tolomeo.
Le sue opere, per lo più didattico-divulgative, sono andate quasi del tutto perdute. Se ne trovano tracce presso la Biblioteca Vaticana (per ironia della sorte, vista la fine fatta da Ipazia per mano della Chiesa…).
Le sole notizie di prima mano su di lei provengono da Sinesio di Cirene, poeta e oratore, suo allievo prediletto che, dopo averla chiamata madre, sorella, maestra e benefattrice tradì il suo insegnamento diventando vescovo di Tolemaide.
Proprio per la scelta fatta, però, le sue parole possono essere considerate attendibili e sincere.
Gli interessi di Ipazia abbracciarono anche la meccanica e la tecnologia: disegnò strumenti scientifici di grande genio.
Nella filosofia ricordiamo che fu pagana e seguace del neoplatonismo più tollerante su base matematica. Si può dire che la sua opera matematica venga completata, chiarita ed esplicitata nel pensiero neoplatonico.
Fu inoltre fautrice della separazione e autonomia tra religione e filosofia separando nettamente la ricerca logica dalla scelta di fede come fatto personale.
Viene citata come la terza caposcuola del Platonismo, dopo Platone e Plotino.
In un epigramma di Pallada leggiamo uno straordinario elogio di Ipazia:
“ Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine. Infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto, Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura”. Il terzo verso è eloquente: sembra indicare contemporaneamente la speculazione filosofica e l’interesse per l’astronomia.
Il suo straordinario coraggio le fece rifiutare la conversione al Cristianesimo. Venne così brutalmente assassinata.
In quel tempo il Cristianesimo, legittimato da Costantino nel 313, divenne religione di stato con l’editto di Teodosio del 380 e cominciò a perseguitare il paganesimo. Nel 412 divenne patriarca di Alessandria il fondamentalista Cirillo (che poi fu fatto addirittura santo…) e, nonostante il suo ruolo di predicatore della religione dell’amore, iniziò una durissima persecuzione contro i neoplatonicie e gli ebrei, definendo gli scienziati eretici.
Cristiani fanatici e violenti seminavano terrore in Alessandria. Cirillo se ne servì per combattere e ferire il prefetto romano Oreste ma la vera vittima fu Ipazia.
Essa, infatti, aveva la colpa di rappresentare il faro culturale di Alessandria, una potenza minacciosa per il potere spirituale e quello temporale.
Cirillo non poteva tollerare il cenacolo cittadino, tenuto da colei che occupava la prestigiosa cattedra di filosofia.
Le modalità del suo assassinio, avvenuto nel 415, furono tremende: Ipazia fu aggredita al suo rientro a casa, trascinata davanti alla chiesa del Cesario, le furono cavati gli occhi, fu scarnificata con coltelli derivati da conchiglie affilatissime, smembrata ed infine bruciata (il film, in questo caso, non è fedele).
L’assassinio restò seminascosto tra le pagine di una storia misconosciuta.
Dopo la morte di Ipazia bisognerà aspettare il Rinascimento prima che un’altra donna diventi così celebre per lo studio della matematica (Maria Gaetana Agnesi, anch’essa, peraltro, discriminata).
Alcune testimonianze affermano che Ipazia fosse solita, vestita di un mantello, uscire in mezzo alla città e spiegare pubblicamente a chiunque Platone, Aristotele o le opera di altri filosofi.
Le autorità cittadine la ossequiavano e molti si consigliavano con lei. A causa della sua straordinaria saggezza tutti la rispettavano profondamente e ne avevano un timore reverenziale.
Si attirò così le gelosie della gente ed in particolare di Cirillo.
Di lei si sono occupati molti autori: Voltaire ne parla evidenziandone l’avvenenza e l’ingiusta morte; anche Vincenzo Monti la menziona quale martire innocente.
La chiesa stessa tentò a più riprese di impossessarsi della sua figura ma non ci riuscì mai.
Comunque, una certa forma di censura nei confronti di questa donna straordinaria sembra durare ancora oggi, dal momento che nei libri di filosofia antica è raramente menzionata.

Il film, distribuito in vari paesi del mondo, non lo è stato, fino ad ora, in Italia.
Sulla rete hanno incominciato a circolare voci sempre più insistenti di pressioni per evitare che il film venisse proiettato nelle sale italiane, vista la reazione indispettita della Commissione Vaticana che ha visionato la pellicola.
A un certo punto, dalle voci si è passati a una petizione rivolta ai produttori e distributori del film “per provare a voi e ai media che esiste un gran numero di persone che invece aspettano di vederlo”. La petizione è passata di sito in sito e di gruppo in gruppo su Facebook.
Ha firmato anche Piergiorgio Odifreddi, matematico, saggista, e soprattutto fiero anticlericale: "La figura di Ipazia è esemplare. Era una matematica, donna di grande cultura, la sua fu la prima battaglia tra scienza e fede. La perse, divenne la prima martire della scienza per mano di uomini mandati dal vescovo di Alessandria, Cirillo. Sono trascorsi milleseicento anni ma siamo ancora allo stesso punto". Finalmente, complice anche lo scarso successo ottenuto all’estero, il 23 aprile il film uscirà anche in Italia.
Nell’imminenza della programmazione anche Avvenire ha detto la sua: ieri ha accusato il regista Amenabar di aver calcato la mano con le analogie, dipingendo Ipazia come un’eroina dell’ illuminismo scientifico contro il cieco fideismo (e come poteva essere diversamente??). Gianni Gennari, notista del giornale dei vescovi italiani, stravolgendo un articolo di Mariateresa Fumagalli pubblicato sull’Unità, ne ha fatto addirittura una martire cristiana.

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