Frida Kahlo - Terzo Autoritratto (1930)




Sai cos'è la nostalgia? La incontrerai spesso negli anni a venire, ovunque tu abbia deciso di nasconderti dal mondo. E sarà sempre lei a trovarti, magari nei momenti più insignificanti, nei vuoti della vita che d'un tratto diventano indelebili nella memoria, come una fotografia scattata all'improvviso, quando non te lo aspetti, che rimane a guardarti, stolida e invadente a ricordarti sempre come eri e cosa facevi nell'attimo esatto in cui ti ha colto.







venerdì 9 aprile 2010

Il dono dell'aquila


Un anno e mezzo fa se ne andava in mio amico Renato.
Un cancro lo ha vinto dopo cinque anni di schermaglie.
Dico schermaglie perchè lui ha sempre disprezzato, a volte ignorato, questa malattia, pur sapendo che non le sarebbe sopravvissuto.
Renato era la persona più intelligente, profonda, sensibile, capace e complessa che io abbia mai conosciuto.
Aveva una cultura sterminata, una sensibilità musicale sopraffina, una mente lucidissima. Nel contempo, però, possedeva un'abilità manuale incredibile. Ogni lavoro al quale si dedicava riusciva alla perfezione, come fosse stato fatto da un professionista. Se un progetto si formava in quella mente pazzesca, questo era già realtà.
Lui spesso mi diceva: "Non so come, ma le mie mani lavorano da sole..."
Dipingeva meravigliosamente, suonava il pianoforte, componeva poesie.
Conosceva la natura fin nei suoi particolari più nascosti e, davanti ad un misero arbusto, era capace di sciorinare informazioni, aneddoti e curiosità per ore.
Il rovescio della medaglia era un carattere ruvido, scontroso, spesso altezzoso e sprezzante.
Un giorno mi disse: "Mi sento un alieno capitato in questo mondo per caso. Non ne condivido i valori, le priorità, nulla..."
Il suo carattere lo portava ad essere, ovviamente, molto solo. Era però una solitudine scelta, decisa da lui.
Molti avrebbero voluto godere della sua amicizia ma lui la concedeva in quantità infinitesimali.
Non ho mai capito perchè si fosse legato così a noi, così diversi da lui. Essere suoi amici è stato, per certi versi, anche faticoso.
Eppure la sua amicizia è stata totalizzante e noi l'abbiamo seguito fino al suo ultimo istante di vita.
Al suo funerale (ovviamente civile) eravamo in sette.
Qualche giorno dopo, aiutando sua sorella a districarsi nell'immensa mole di libri, cd e quadri rimasti, sul fondo di un cassetto ho trovato un foglietto sul quale Renato aveva disegnato una bellissima testa d'aquila accompagnata dalle parole tratte da un libro di Carlos Castaneda, che potrebbero essere il suo testamento e che mi sono rimaste nel cuore.
La frase era questa:
"Mi sono già arreso al potere che governa il mio destino.Ho abbandonato tutto, così non avrò nulla da proteggere. Non ho pensieri, così potrò vedere.Non temo nulla, così mi ricorderò di me stesso. Calmo e sereno sfreccerò oltre l'Aquila, verso la libertà"

"L’Aquila, quel potere che governa i destini di tutte le cose viventi, riflette esattamente e subito tutte queste cose viventi. Nessuno ha quindi la possibilità di supplicare l'Aquila, chiedere favori, sperare nella grazia. La parte umana dell'Aquila è troppo insignificante per smuovere il tutto.
E' solo dalle azioni dell'Aquila che un veggente può capire quello che desidera. L'Aquila, per quanto non si lasci toccare dalle condizioni di nessun essere vivente, concede a ciascuno di essi un dono. Ognuno, secondo i propri desideri e diritti, ha il potere, se vuole, di mantenere la fiamma della consapevolezza, il potere di disobbedire al richiamo della morte e della consunzione.
A ciascun essere vivente è concesso il potere, se vuole, di cercare un passaggio verso la libertà, e di usarlo. Al veggente che scorge quel passaggio, e alle creature che lo attraversano, è evidente che l'Aquila ha concesso tale dono per perpetuare la consapevolezza."
Carlos Castaneda, Il Dono dell'Aquila, pag. 175

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